(Estratto da Democrazia dello smartphone. Risorsa o pericolo?)
Accanto al modello piramidale proposto nell’articolo Sfera pubblica digitale e Datacrazia vedremo oggi la piramide della “Democrazia digitale”, dove il dominio dei big data viene sovrascritto dai “cittadini digitali”. Alla base della piramide, la “massa” è composta non più da cittadini follower-consumatori, ma da cittadini connessi e infovidui. Il “Manifesto per la cittadinanza digitale” riporta al riguardo:
Sopra alcuni firmatari del Manifesto per la cittadinanza digitale. Da sinistra in alto: Mario Pireddu, Derrick De Kerckhove, Massimo Di Felice, Cosimo Accoto
La cittadinanza digitale promuove la sostituzione del soggetto politico aristotelico (zôon politikòn) con l’infoviduo: rete intelligente complessa, né soggetto né oggetto ma forma connettiva, aperta e mutante.
L’infoviduo è l’insieme indissociabile della persona fisica e di quella digitale, la prima organica e la seconda composta dall’insieme dei dati online e dei profili digitali.
Gli infovidui interagiscono tra loro attraverso la connessione a dispositivi, piattaforme e architetture digitali di interazione che estendono la partecipazione dagli spazi fisici ai bit.
L’infoviduo è portatore, oltre che di una coscienza individuale, anche di un inconscio digitale, formato dall’accumulo dei dati disponibili in rete, accessibili e potenzialmente controllabili.
La dimensione della negoziazione tra l’accesso e la protezione di dati e diritti dovrà seguire logiche di trasparenza. Una dichiarazione dei diritti e delle responsabilità dell’infoviduo dovrà includere il potere di controllo sui propri dati e sul loro uso, così come il libero accesso ai dati delle istituzioni pubbliche (open data).
La sfera pubblica si amplia con l’Internet of the things e i big data, che da una posizione verticistica di comando diventano parte integrante del dibattito pubblico, soggetti riconosciuti della sfera pubblica, trasparenti e accessibili a tutti, come osserva Massimo Di Felice nella mia intervista: “bisogna rivedere il concetto di società e conseguentemente anche di democrazia: bisogna pensare a delle nuove forme di architettura sociale all’interno delle quali, oltre agli umani, ci siano i non umani, ci siano i virus, ci siano i dati, ci siano i software”. Un concetto che può sembrare troppo avveniristico ma, a ben vedere, già oggi elementi come i “ghiacciai” o le “foreste” hanno una loro voce nel dibattito pubblico, supportata dai dati che forniscono continuamente grazie alle nuove tecnologie dell’IoT.
Nella parte più alta della piramide, a metà tra “sfera pubblica” e “potere”, entrano le “piattaforme digitali”, delimitate da confini sfumati perché rappresentano uno strumento che non si limita soltanto a produrre l’opinione pubblica (come succede invece per i media digitali), ma permette anche l’esercizio di una democrazia deliberativa e diretta che sarà decisionale e vincolante per l’apparato governativo. Un’intelligenza collettiva di soggetti umani e non-umani che attraverso le piattaforme digitali si sostituisce ai parlamenti eletti, o sorteggiati, di tipo rappresentativo. Oltre alla funzione legislativa, i cittadini digitali esercitano anche quella di controllo, poiché la piattaforma garantirà la massima trasparenza dei processi democratici.
L’introduzione della politica deliberativa nella sfera pubblica, tramite piattaforme aperte a tutti i cittadini, contribuisce fortemente alla sua qualità, elevandola e responsabilizzandola. Un parlamento digitale composto da tutti i cittadini inevitabilmente comporterà la fine del regime competitivo dei partiti e delle campagne elettorali permanenti, rimettendo sui giusti binari l’interesse collettivo. Questo avrà verosimilmente un enorme impatto anche sulla qualità dell’informazione a tutti i livelli, e sulla tutela e trattamento dei dati personali.
Sulla cima della piramide c’è un “governo” pro-tempore eletto da tutti i cittadini digitali tramite la piattaforma, dove saranno fondamentali competenze e conoscenze, che dovrà svolgere le normali funzione amministrative. La piramide della democrazia digitale rappresenta una simmetria di potere tra “governati” (la massa) e “governanti” (i cittadini digitali) che grazie agli strumenti di e-democracy e ad una elevazione della sfera pubblica (inclusiva, informata e consapevole) possono rivestire contemporaneamente i due ruoli.